mercoledì 10 novembre 2010

Gnocchi di zucca






Qualche settimana fa il mio vicino di casa mi ha regalato una fantastica zucca mantovana proveniente dal suo orto, con la raccomandazione di aprirla dopo il primo novembre, per poterla mangiare nel pieno della maturazione: giusto in tempo per provare a fare gli gnocchi di zucca.
Ricetta di Marianna:

350 gr di zucca fatta cuocere in forno per 20 minuti e poi passata
35 gr di patate lesse e poi passate
1 uovo
200 gr di farina ( io ne ho usata di piu' perché l'impasto era troppo umido, forse le patate non erano adatte)
Sale,pepe,noce moscata qb

La preparazione e' elementare: impastare insieme tutti gli ingredienti ottenendo un panetto dal quale ricavare i classici gnocchetti, ma nel mio caso si e' presentato un imprevisto: l'impasto era troppo molle e non riuscivo a lavorarlo... Eppure ho lessato le patate con la buccia e la zucca era abbastanza compatta, non riesco proprio a capire cosa e' andato storto.
Ho salvato la situazione aggiungendo altra farina, pensando che questo avrebbe compromesso la consistenza degli gnocchi, ma meglio questo che un tuffo in pattumiera!
Sorprendentemente il risultato e' stato decisamente ottimo, anche in cottura: non si sono disfatti e sono rimasti soffici.
Li ho conditi con burro parmigiano, semplicemente.
Alla prossima prova...


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lunedì 25 ottobre 2010

Thinking in the rain


Thinking in the rain
(Pensieri sotto l'ombrello in una piovosa
mattina di fine ottobre)
Adoro la pioggia.
Nelle notti estive, quando leggera si posa sulle foglie degli alberi accarezzandole, gentilmente, con il suo tocco fresco e delicato ed, aperte le finestre, resto sveglia ad ascoltarne la musica.
Nelle lunghe mattine autunnali, quando una spessa coltre di nuvole cineree avvolge ogni cosa, ovattando i rumori della città, e la pioggia, una goccia dopo l'altra, si posa, con lenta determinazione ed a piccoli passi, danzando il suo minuetto sui tetti delle case e sulle ali arruffate degli uccellini. D'inverno, quando senza preavviso si veste di bianco e ammanta il grigiore della quotidianità, costringendo ognuno di noi a fermarci per ammirare la sua opera.
In primavera, perché nella sua imprevedibilità, a volte burrascosa ed arrabbiata, altre volte delicata come un sussurro, porta sempre con sé la speranza di una nuova vita, un nuovo fiore.

Marianna

domenica 3 ottobre 2010

Insolita seratina con pizza e cinema

Niente di più tipico, per un italiano, di una sabato sera a base di pizza e cinema.

E pizza sia, con qualche piccola variazione sul procedimento di cottura che mi ha reso molto più veloce la preparazione e migliore il risultato.

Ho steso un bel disco di pasta e l'ho cotto in padella a coperchio chiuso per tre o quattro minuti per lato, a fuoco vivace.
Poi l'ho condito con pomodoro e mozzarella.
Infine ho fatto dorare la superficie della pizza sotto il grill, per qualche minuto.

Il gioco e' fatto:






A pensarci bene ci sarebbe stata a pennello qualche fogliolina di basilico, ma non ne avevo a disposizione... Sara' per la prossima volta.

Per il cinema, stasera ho scelto di ridere con "benvenuti al sud": tanto per stare in tema con il tono partenopeo della cena, ovviamente...


domenica 29 agosto 2010


Mi accorgo di essere sdraiata su una superficie ruvida e dura, in perenne movimento, e non capisco se i miei occhi sono chiusi o aperti; ma non importa, non avverto la minima differenza, perché il buio mi circonda. Non ho freddo e, così, scopro di essere vestita, perché sento qualcosa di morbido a contatto con la pelle. Un rumore assordante mi impedisce di sentire i pensieri che vorticano frenetici nella mia mente ed un odore acre, ferroso e stantio impregna l'aria che entra ed esce lenta dalle mie narici, investendomi di un lieve ma incessante disgusto. Resto così, supina e confusa, per un tempo, se questo esiste ancora, che sembra interminabile. Ad un tratto, decido di ascoltare quel rumore, non voglio più accettare passivamente la sua prepotenza, desidero afferrarlo, scomporlo, capirlo e, se posso, anche fermarlo. Mi accorgo che non è solo inutile e fastidioso baccano: sferzate di aria, fischi acuti, metallo che stride e sferragliare di ruote sui binari... sono consapevole di trovarmi all'interno di un vagone, su un treno che viaggia a forte velocità verso una destinazione a me ignota. Un pensiero mi assale chiaro, al di sopra di quella confusione: Ma chi sono? Come sono finita qui? Ho sempre saputo chi ero, dove mi trovavo e perché mentre ora so solo di essere un corpo, un cuore pulsante ed un'anima immersi nel buio, maleodorante, ristretto spazio di una scatola di metallo lanciata a tutta velocità verso il nulla. Rimugino a lungo sulla mia condizione, incredula e spaventata, senza riuscire a trovare una via d'uscita. Come un cane che gira e gira per capire di chi sia quella coda, la mia mente gira su stessa inutilmente, sino a quando un lampo di comprensione illumina per un attimo l'oscurità: devo alzarmi e trovare la porta! è così semplice, perché ho perso tutto questo tempo?? mi metto carponi e brancolo a fatica nel vuoto, orientadomi solo con le mani, che toccano il pianale che sento sudicio e umido sotto le dita. Piangendo e ridendo, gridando e singhiozzando, comincio a cercare e, dopo chissà quanto tempo, gridando di gioia, afferro quella che sembra una maniglia, spingo in giù e con tutte le forze apro la porta del vagone. Una luce abbagliante colpisce come un violento schiaffo il mio viso e brucia i miei occhi; forti raffiche di vento mi costringono ad arretrare verso l'interno. Aspetto che il cuore riprenda i suoi battiti regolari e solo a quel punto, riapro gli occhi e guardo fuori: non riesco ancora a mettere a fuoco, ma vedo. Vedo una striscia verde interrotta ogni tanto da punti colorati, ed una striscia di un turchese così intenso e maestoso da farmi piangere. I dettagli si fanno man mano sempre più chiari e vedo campi coltivati, piccoli fragili fiori sferzati dall'aria, e la luce del sole che scalda questo quieto e silenzioso paradiso; come vorrei poter far parte di quel sogno, accarezzare l'erba, odorare quei petali, ascoltare la vita che certamente li abita. Non so come fare ad arrivare lì, non so come abbandonare il luogo in cui mi trovo; il tempo (ma c'è davvero?) passa lento ed instancabile ed io contemplo un sogno che sembra a portata di mano. Potrei fare un salto.. certo! potrei fare un salto verso la luce ed abbandonare il buio; darmi la spinta, usare tutte le mie forze ed atterrare laggiù. Risolutamente, mi alzo, vado verso l'uscita, mi affaccio e guardo fuori: quanto è lungo questo treno.. non vedo l'inizio, né la fine. Non importa, quando scenderò di qui, non avrà più importanza. Mi preparo, faccio due passi indietro, sto per saltare... ma non riesco! Vorrei ma non posso! Ho paura... non so cosa mi aspetta.. potrei farmi male, potrei soffrire.. in fondo ora sono al sicuro. Potrei restare qui ancora un pò, magari il treno si fermerà, forse qualcuno arriverà a salvarmi. Non decido. Mai. Resto in attesa davanti a quella porta. Mi ricordo delle persone che amo ed il mio pensiero va a loro. Cosa penseranno di me se farò quel balzo? Resteranno delusi, di certo. O forse no? Vorrei il loro perdono se dovessi fare la scelta sbagliata. Così mi sento, così è la mia vita. Indecisione e paura, sogni e speranze. Marianna

giovedì 12 agosto 2010

Sveglia!!! muffin al cioccolato





Quando ci si prepara ad affrontare un'impresa bisogna sempre fare il pieno di energia,quindi via libera al cioccolato, che solo a nominarlo fa bene al cuore....si ma la scelta e' ardua: qui ci saranno mille sorte di cioccolati diversi: al latte, bianco, fondente, ripieno alla frutta, con nocciole, noci, pistacchi... aiuto!!!!!
Dopo mezzoretta davanti allo scaffale dei dolci ho pensato che era necessario prendere una decisione, optando per un preparato per muffin al cioccolato che mi implorava di essere comprato: non sara' del tutto "home made", ma io non sono estremista,questo l'ho gia' detto.
Ci pensero' poi a metterci la "firma", sui miei confortanti dolcetti.

Facile e veloce: aggiungere 3 uova, 125 ml di olio leggero e 75 ml di latte...voila', fatto, ora riempiamo i pirottini e inforniamo per 25 minuti a 175 gradi forno statico.

Finalmente in casa si crea un'atmosfera dolce ed accogliente, con questo profumino di cioccolato che si aggira tra le (poche..) stanze.
Ora posso pensare ad affrontare la mia impresa con una disposizione d'animo diversa, piu' ottimista, battagliera, energica...cioccolatosa, appunto.

Sforno la mia schiera di muffins belli gonfi, sembrano soffici, gia' me li immagino sparire in un bicchierone di latte, se arrivano a domani mattina, con il golosone che ho in casa!

Qualche goccia di cioccolato fuso in superficie ed eccoli pronti, tutti da gustare,sperando che mi regalino la giusta dose di energia per lanciarmi nel meraviglioso mondo della...matematica, nuova compagna di vita da quando ho deciso di lasciare la cassa del supermercato in favore delle esaltanti paghe e dei tanto amati contributi...

PS: ecco una ricetta per chi e' meno pigro di me e vuol prepararsi i muffin a casa: tratta da "cotto e mangiato", Parodi docet:

venerdì 23 luglio 2010

Metti un venerdì sera da sola, in ufficio...


Metti un venerdì sera, da sola in ufficio... sto guardando il temporale.... nel silenzio più totale di un luogo che, senza il turbine delle telefonate, delle discussioni e del ticchettìo delle tastiere, si trasforma, improvvisamente, in un mondo nuovo, quasi estraneo. Fuori, imperversa la grandine e la pioggia si abbatte impietosamente sulle vetrate mentre io resto qui, in ascolto di ogni singolo rumore.. è come se questo luogo volesse sussurrarmi qualcosa e, così, immagino voci antiche di bimbi che si rincorrono nel corridoio dove ora si trova l'archivio o il profumo di un pranzo domenicale consumato nella quiete della famiglia riunita. Chissà chi viveva in questo appartamento di un palazzo costruito oltre cinquant'anni fa, nel centro di una cittadina borghese e falsamente bigotta, alle spalle della grande chiesa centrale... chissà?? Strani pensieri, è vero, eppure a volte gli oggetti che abbiamo intorno sembrano in grado di trattenere qualcosa della vitalità (forse dell'anima?), di chi li ha posseduti, potendo, così, anche dopo tanti anni, sussurrartene sogni, segreti e paure...
Marianna 23/07/2010

mercoledì 21 luglio 2010

La fatina dalle mani d'oro





Ci sono persone che il talento lo esprimono in modo naturale, senza nessuna fatica, nessuno sforzo, come se fosse l'arte a manifestarsi a loro e non il contrario.
Guardare queste persone all'opera ha qualcosa di estremamente affascinante, quasi misterioso, e' come essere trasportati in una dimensione nuova e restare li' per tutto il tempo in cui si realizza la meraviglia.

Mi era già capitato ascoltando il mio amico Mauro leggere le sue poesie, o tra le note di violino di una ragazza molto dolce di Basilea che ci fa sempre il gran piacere di invitarci ai suoi concerti, ma mai avrei pensato di rimanere incantata guardando nascere un vestito.

Per l'esattezza il "mio" vestito, studiato appositamente su di me, cucito direttamente sulla mia pelle e confezionato con la cura di una mamma che coccola il suo neonato.
Ogni filo,ogni piega e' stata controllata e perfezionata, la stoffa tagliata a regola d'arte seguendo la trama delicata del tessuto, ogni bordo delineato da preziose cuciture, ma senza un disegno preciso, seguendo solo l'istinto della creatività, quella autentica.

Così', dopo aver dato forma e personalità all' abito,ecco gli accessori, impreziositi anche questi da leggeri richiami alla soffice seta del vestito.

Bello sentirsi ogni tanto come Cenerentola alla vigilia del ballo, anche se ad essere onesti il paragone non mi si addice in maniera particolare, con la fatina dalle mani d'oro come alleata...

Grazie per l'abito, per le scarpine e per le stoffe, per il tempo passato insieme, tutte cose che nessuna MasterCard,nemmeno la loro,può comprare...




domenica 4 luglio 2010

Spaetzle

In cinque anni di permanenza in Svizzera ho avuto modo di sperimentare poche ricette della tradizione locale, ma credo di aver imparato abbastanza bene a preparare gli spaetzle.
Qui a Basilea vengono utilizzati come contorno per accompagnare piatti di carne stufata, irrorati da saporiti intingoli, oppure saltati in padella.
Con il pesce, invece,viene servito riso bollito, patate lesse o in pure',a completare un gustoso piatto unico.
Nelle mie preparazioni tendo ad affidare a questi gnocchetti il ruolo di protagonisti, impiegandoli come primo piatto, forse snaturandone un pochino l'essenza di "discreti accompagnatori", ma credo che i basilesi DOC come la mia vicina di casa, l'ottantenne pimpantissima Frau Stocker, non se la prenderanno più di tanto.
La versione che personalmente preferisco e' quella agli spinaci, che ho trovato sfogliando un libro di ricette ricevuto in regalo qualche anno fa', "la cucina nelle Dolomiti" di Anneliese Kompatscher:

350 grammi di spinaci cotti e tritati
300 grammi di farina
2 uova
1 bicchiere scarso d'acqua
Sale e pepe

La preparazione e' davvero molto semplice: basta lavorare le uova con la frusta, incorporare gli spinaci tritati ed infine la farina a poco a poco, diluendo con poca acqua alla volta, fino ad ottenere la consistenza di una pastella appiccicosa e densa.
Si regola di sale e pepe e poi si lascia riposare una mezz'ora.
Esiste un attrezzino apposito per dare forma agli spaetzle, ma quello che ho io e' una versione diversa dal solito: ha la forma di una piccola racchetta bucherellata, che si sistema direttamente sul bordo della pentola che bolle, e con l'aiuto di una spatolina di plastica si lascia colare l'impasto nell' acqua bollente.
La cottura e' breve, diciamo che appena vengono su sono cotti, e possono essere trasferiti in padella con il condimento.
Il bello di questi gnocchetti e' che si prestano a varianti infinite, con l'aggiunta nell'impasto di concentrato di pomodoro, barbabietole tritate, carote e chi piu' ne ha più ne metta, a creare piatti colorati e gradevoli non solo al palato...
Per il condimento stesso principio: speck e panna, burro salvia e parmigiano, salsa di pomodoro, dadini di prosciutto e funghi....
Le mie versioni hanno un sentore di mare nel condimento, il che magari può sembrare una contraddizione in termini, ma la coerenza purtroppo non e' mai stata il mio forte.

Con un intingolo ai gamberetti:


Con una salsa arricchita da qualche striscia di surimi, senza spinaci nell'impasto:


Se si desidera prepararli in anticipo e condirli in un secondo momento vanno conservati in una bacinella piena d'acqua, altrimenti si appiccicano senza rimedio, esperienza personale.
Peccato che questo Frau Stocker si era ben guardata dal dirmelo....

sabato 19 giugno 2010

Incanto di un venerdì tra rime e musica

Venerdì sera ho avuto la fortuna di assistere alla presentazione di un libro, " il libraio annuvolato" di Mauro Fogliaresi, poeta e scrittore del lago, ma soprattutto caro amico.

Quest'anno e' già la terza volta che partecipo ai suoi reading, che solitamente si realizzano in un piacevolissimo alternarsi di letture tratte dal libro e di interventi musicali con chitarra e voce, eseguiti con grande originalità da Cristiano Stella e Simone Riva.
Si tratta della storia di un uomo che si racconta senza troppi giri di parole,perché la vera profondità viene fuori in maniera naturale in chi, come lui, ha il dono di trasformare l'emozione in parola, la parola in poesia.
Poi ci penserà direttamente lei,la poesia, a restituire quell' emozione, entrando in colui che la legge, o come nel caso di venerdì, l'ascolta.

Parla Mauro, con l' eleganza e la discrezione che sono nel suo modo di fare, senza mai darti l'impressione di volerti insegnare qualcosa; piuttosto condividere, farti sentire parte della sua storia.
Le sue poesie sono brevissime, essenziali, ma ti entrano dentro e ti rimangono sotto pelle,quasi senza che tu te ne accorga:
" non pesa il legno della croce ma la ruggine dei chiodi che ci portiamo dentro"... quante ore passate in quello o quell'altro locale, davanti a litri di the o caffè rigorosamente decaffeinato insieme alla mia più cara amica ,a cercare di dare un nome e un perche' a quel senso di malessere strisciante che da qualche anno ormai ci accompagna senza lasciarci un attimo...ma certo, non e' colpa di tutte le disgrazie che nel corso degli anni ci hanno colpito, non c'entrano i sacrifici fatti, non c'entrano le continue difficoltà economiche: ora dobbiamo fare i conti con quello siamo diventate alla luce degli eventi... Non e' il peso della croce, ma la ruggine il problema.

Nel contrasto tra il testo estremamente significativo e la musicalità leggera, quasi giocosa, la "favola della città normale" si occupa delle persone dimenticate dal mondo, i "matti", ma senza patetica compassione: la poesia diventa musica e così diventa ancora più diretta, da seguire e cantare a squarciagola, da vivere, battendo le mani.
Ed e' battendo le mani che ho risentito il battito del cuore, che spesso perdo disorientata dai troppi "rumori di fondo".
Ho pensato a mia madre, che ha una sorella rimasta completamente paralizzata a causa di un odioso incidente, ma mentalmente lucida come pochi, anche tra i cosiddetti sani: il giorno di aprile dell' 80, quando si presento' al comune di Nova Milanese per avviare le pratiche di matrimonio l'impiegato scoppio' a ridere dicendo che una come lei non poteva sposarsi...come se la disabilita', fisica o mentale che sia, impedisse di provare sentimenti e non fosse degna di riceverne in cambio.
Meglio scegliere la "città normale" ,con le sue certezze inviolabili.

Alla fine di due ore passate in un soffio penso che Mauro diventa universale, le sue parole raccontano la mia vita, e anche quella delle persone che nessuno ascolta.
E ' questo il poeta.
E lui lo e' per natura.






lunedì 14 giugno 2010

Profumo di pane appena cotto

In fondo mi piacciono i venerdì a Basilea, sono come un piacevole
depurativo che mi aiuta a liberarmi dagli stress della settimana, che per quanto corta e' sempre molto ma molto intensa.
Ieri, curiosando in un supermercato vicino casa ho trovato alcuni preparati per pane, e poiché avevo tempo e la temperatura permetteva l' uso del forno,mi sono permessa di provare a fare il pane nero.




So che non tiene minimamente il confronto con quello fatto completamente in casa, ma come ho gia' detto non sono una gran cuoca, e mi accontento anche di un risultato non perfetto, ma che faccia ugualmente felice chi amo.
Dopotutto le cose fatte con amore risultano sempre più buone....




venerdì 4 giugno 2010

Lasagne ai funghi champignon e melanzane




Questa ricettina l'ho trovata sul sito della Barilla, dove si possono trovare "innumerevoli " idee per cucinare "innumerevoli" formati di pasta.
Volevo una lasagna bianca, non troppo carica di sapori forti, veloce da cucinare, dal gusto avvolgente: soddisfatta dal risultato ma non troppo dal giudizio della mia nipotina, che alla vista della besciamella ha urlato un "bleah" che hanno sentito anche i vicini del palazzo di fronte....ma a casa nostra e' la normalita'!!!

Per la pasta:

200 gr di farina (io ho usato quella di kamut, ma solo perche' l'ho scoperta da poco e devo dire che la digerisco meglio. Dal punto di vista della lavorazione non ho trovato differenze con quella di grano tenero, si impasta bene e si stende senza problemi, anche in cottura tiene bene)

2 uova

Io di solito preparo la farina e nel mezzo rompo le uova, inizio ad amalgamare con una forchetta e proseguo con le mani, fino ad ottenere una bella pagnottina liscia ed uniforme.
Poi l'avvolgo in un canovaccio e la lascio a riposare una mez'ora.
Infine la stendo molto sottile.

Per il condimento:

350 gr di funghi champignon ( ho usato quelli surgelati, non saranno il massimo ma...)
Ho fatto fondere un bel pezzettino di burro in una casseruola capiente, ho unito i funghi e fatto cuocere 10 minuti.Poi ho aggiustato di sale, aggiunto un goccino di concentrato di pomodoro e finito di cuocere.

1 melanzana , tagliata a fette e fatta grigliare

1/2 litro di besciamella, l'ho tenuta abbastanza liquida, per non far seccare la pasta in cottura.

Grana quanto basta

A questo punto non ho scottato la pasta prima di comporre la lasagna, perche' lo spessore era talmente sottile che ho pensato che si sarebbe cotta ugualmente, assorbendo il liquido della besciamella e il brodino rilasciato dai funghi ...fortuna che ho avuto ragione....
Preparato sul fondo della teglia un bel mestolone di salsa besciamella e una spolverata di grana
ho iniziato a comporre gli strati di pasta, funghi, melanzane, grana e besciamella, fino a terminare con l'ultimo strato a cui ho aggiunto del formaggio a pasta filata, per creare la crosticina che tanto piace a mia cognata.
Nel dubbio atroce che potesse seccare troppo in cottura ho aggiunto ai lati e al centro un pochino di brodo vegetale, ma l'ho fatto solo per precauzione estrema.

Via in forno per 25 minuti a 200 gradi, ma il tempo di cottura varia a seconda del forno, come ho imparato a mie spese....

E bravo "Sig. Barilla", grazie della ricetta e a presto!!!!

domenica 30 maggio 2010

Frolla di kamut alle pere


Questa e' una tortina che ho cucinato per una cara amica che per problemi di intolleranze non puo' mangiare alimenti che contengano derivati del latte , e tra le farine, quella che le crea meno problemi e' il kamut.
Ne e' risultato un dolcino gradevole e profumato, anche se senza troppe pretese....

200 grammi di sfarinato di kamut
100 grammi di zucchero grezzo
1 uovo
Un pizzico di sale
80/90 grammi di margarina vegetale
1 cucchiaino da caffè di lievito
Essenza di vaniglia

Per il ripieno :
2 pere tagliate sottili e messe a insaporire con un po' di zucchero e succo di limone
Pinoli e uvette se piacciono

In una terrina capiente mescoliamo insieme farina, zucchero, lievito , un pizzico di sale e l'essenza di vaniglia.
A questo punto aggiungiamo la margarina, lavorando con le dita in modo che si amalgami agli altri ingredienti in maniera uniforme.
Aggiungiamo l' uovo e impastiamo velocemente, ottenendo cosi' un impasto compatto ma abbastanza morbido da essere lavorato facilmente.
Possiamo riporre la frolla in frigo per una mezz'ora, e nel frattempo tagliamo le pere a fettine sottili, aggiungiamo dello zucchero e qualche pinolo, dell'uvetta se piace, o del cioccolato fondente, per una versione più golosa.
Stendiamo una sfoglia sottile di frolla e adagiamola sulla tortiera rivestita in carta forno, formando un bordo abbastanza capiente da accogliere il ripieno.
Con la restante parte di pasta possiamo ricoprire la parte superiore della torta, oppure formare delle stringhe da disporre a griglia sulla farcitura.
Inforniamo a 180 gradi per 25 minuti, finche' la superficie risulti ben dorata.
Ora prepariamo una buona tisanina o un rigenerante caffè per accompagnare la tortina di kamut...

venerdì 21 maggio 2010

GUARIGIONE


Il sole e' finalmente arrivato!!! Ora aspetto solo la notizia che stai bene, e poi posso dire che finalmente e' arrivato il sereno......

domenica 16 maggio 2010

Torta al cioccolato di Lucia

Questa ricetta me la consiglio' una signora dolcissima incontrata in ospedale, durante una convalescenza di mia madre. L' aveva preparata per l'amica, ricoverata insieme a mamma, che da qualche giorno non aveva appetito.
E' una torta molto saporita e avvolgente, e appunto per questo va gustata a piccole dosi.
Ecco la ricetta, direttamente
dalla penna di Lucia.....



Ed ecco il risultato....




E grazie a Lucia, che mi ha mostrato come un gesto d'affetto semplice ma sincero puo' salvare un amico....

venerdì 7 maggio 2010

dolcezze e presentazioni


Questo e' il mio primo post in assoluto, e devo dire di essere un pochino emozionata, perche' era davvero molto tempo che non sentivo l'esigenza di esprimere qualcosa di me stessa che valesse la pena di condividere.
Le mie ricette non sono innovative, per la verita' non credo di essere una gran cuoca, ma spesso sono legate ad emozioni, incontri, ricordi significativi, persone speciali.
Questa, per esempio, e' la "mia" confettura di fragole, e dalla sua dolcezza ho trovato la forza di mettere un bel colpo di spugna a quello che e' stato e ricominciare: e perche' non ricominciare con un progetto nuovo accompagnato da una bella fetta di pane e marmellata??

500 grammi di fragole
250 grammi di zucchero semolato
il succo di mezzo limone

Laviamo e tagliamo a piccoli pezzettini le fragole, poi trasferiamole in una bella pentola capiente.
A questo punto aggiungiamo lo zucchero e il succo di limone, e iniziamo a cuocere a fuoco dolce, mescolando spesso, finche' lo zucchero non sara' sciolto e le fragole non avranno rilasciato il loro succo.
Attenzione a non far attaccare lo zucchero al fondo della pentola, altrimenti rovinera' il sapore della confettura...
Continuiamo a cuocere, a fuoco dolce, mesolando spesso, finche' il composto non sara' diventato piu' denso, iniziando a presentare il caratteristico aspetto della marmellata... la mia per esempio ci ha messo circa un'ora, ma il tempo puo' variare a seconda della quantita' d'acqua presente nella frutta etc.
Quando vi sembra che sia arrivata a cottura, toglietene un cucchiaino e mettetelo in un piattino , magari freddo di frigorifero, in modo che la marmellata si raffreddi e rapprenda velocemente, confermandovi che e' pronta.
Per quanto riguarda l'invasamento, io di solito sterilizzo i vasetti vuoti facendoli bollire, poi li riempio di marmellata appena tolta dal fuoco e quando li chiudo li tengo capovolti fino al raffreddamento,in modo che si crei il sottvuoto, ma c'e' anche chi li riempie (ovviamente devono essere ben puliti) e poi li fa bollire per una mezzora.
Valutate voi il modo migliore e sicuro di invasare e conservare la vostra marmellata.

A presto
Annalisa