domenica 29 agosto 2010


Mi accorgo di essere sdraiata su una superficie ruvida e dura, in perenne movimento, e non capisco se i miei occhi sono chiusi o aperti; ma non importa, non avverto la minima differenza, perché il buio mi circonda. Non ho freddo e, così, scopro di essere vestita, perché sento qualcosa di morbido a contatto con la pelle. Un rumore assordante mi impedisce di sentire i pensieri che vorticano frenetici nella mia mente ed un odore acre, ferroso e stantio impregna l'aria che entra ed esce lenta dalle mie narici, investendomi di un lieve ma incessante disgusto. Resto così, supina e confusa, per un tempo, se questo esiste ancora, che sembra interminabile. Ad un tratto, decido di ascoltare quel rumore, non voglio più accettare passivamente la sua prepotenza, desidero afferrarlo, scomporlo, capirlo e, se posso, anche fermarlo. Mi accorgo che non è solo inutile e fastidioso baccano: sferzate di aria, fischi acuti, metallo che stride e sferragliare di ruote sui binari... sono consapevole di trovarmi all'interno di un vagone, su un treno che viaggia a forte velocità verso una destinazione a me ignota. Un pensiero mi assale chiaro, al di sopra di quella confusione: Ma chi sono? Come sono finita qui? Ho sempre saputo chi ero, dove mi trovavo e perché mentre ora so solo di essere un corpo, un cuore pulsante ed un'anima immersi nel buio, maleodorante, ristretto spazio di una scatola di metallo lanciata a tutta velocità verso il nulla. Rimugino a lungo sulla mia condizione, incredula e spaventata, senza riuscire a trovare una via d'uscita. Come un cane che gira e gira per capire di chi sia quella coda, la mia mente gira su stessa inutilmente, sino a quando un lampo di comprensione illumina per un attimo l'oscurità: devo alzarmi e trovare la porta! è così semplice, perché ho perso tutto questo tempo?? mi metto carponi e brancolo a fatica nel vuoto, orientadomi solo con le mani, che toccano il pianale che sento sudicio e umido sotto le dita. Piangendo e ridendo, gridando e singhiozzando, comincio a cercare e, dopo chissà quanto tempo, gridando di gioia, afferro quella che sembra una maniglia, spingo in giù e con tutte le forze apro la porta del vagone. Una luce abbagliante colpisce come un violento schiaffo il mio viso e brucia i miei occhi; forti raffiche di vento mi costringono ad arretrare verso l'interno. Aspetto che il cuore riprenda i suoi battiti regolari e solo a quel punto, riapro gli occhi e guardo fuori: non riesco ancora a mettere a fuoco, ma vedo. Vedo una striscia verde interrotta ogni tanto da punti colorati, ed una striscia di un turchese così intenso e maestoso da farmi piangere. I dettagli si fanno man mano sempre più chiari e vedo campi coltivati, piccoli fragili fiori sferzati dall'aria, e la luce del sole che scalda questo quieto e silenzioso paradiso; come vorrei poter far parte di quel sogno, accarezzare l'erba, odorare quei petali, ascoltare la vita che certamente li abita. Non so come fare ad arrivare lì, non so come abbandonare il luogo in cui mi trovo; il tempo (ma c'è davvero?) passa lento ed instancabile ed io contemplo un sogno che sembra a portata di mano. Potrei fare un salto.. certo! potrei fare un salto verso la luce ed abbandonare il buio; darmi la spinta, usare tutte le mie forze ed atterrare laggiù. Risolutamente, mi alzo, vado verso l'uscita, mi affaccio e guardo fuori: quanto è lungo questo treno.. non vedo l'inizio, né la fine. Non importa, quando scenderò di qui, non avrà più importanza. Mi preparo, faccio due passi indietro, sto per saltare... ma non riesco! Vorrei ma non posso! Ho paura... non so cosa mi aspetta.. potrei farmi male, potrei soffrire.. in fondo ora sono al sicuro. Potrei restare qui ancora un pò, magari il treno si fermerà, forse qualcuno arriverà a salvarmi. Non decido. Mai. Resto in attesa davanti a quella porta. Mi ricordo delle persone che amo ed il mio pensiero va a loro. Cosa penseranno di me se farò quel balzo? Resteranno delusi, di certo. O forse no? Vorrei il loro perdono se dovessi fare la scelta sbagliata. Così mi sento, così è la mia vita. Indecisione e paura, sogni e speranze. Marianna

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