sabato 3 dicembre 2011

Panettone casalingo


Dopo un mese di novembre insolitamente asciutto e "caldo", ecco affacciarsi il tipico clima invernale basilese, accompagnato dalle bancarelle del Weihnachtsmarkt che anima la citta' e attira un discreto numero di visitatori alla ricerca di idee originali per i regali di Natale.
 Il profumo che si respira per le strade e' quello del Glüwein, delle mandorle caramellate e dei biscotti speziati, il tutto accompagnato dal suono degli organetti a manovella e delle immancabili giostrine per bambini, che ho sempre trovato di una tristezza infinita...
Io son quasi sempre chiusa in casa, a domare i fantasmi delle "storie del pensiero scientifico" e della grammatica inglese, e nel frattempo mi cimento in prove di panificazione al limite delle mie possibilità: sempre seguendo le sapienti indicazioni di Vittorio, che ha sempre una videoricetta adatta al caso, ho sfornato il mio primo panettone, con risultati soddisfacenti, considerato che sono una dilettante. L'impasto e' soffice e profumato, ma nel mio caso passati due giorni tende a seccarsi diventando "sbricioloso", forse perche'ho dovuto usare una farina comune al posto della manitoba, che qui non saprei come procurarmi...la contrabbandero' al primo rientro in "italico suolo".
Gli stampi me li sono procurati al Grancasa, pagandoli piu' di tutti gli altri ingredienti messi insieme e, per la verita', anche di un panettone di discreta qualita' gia' pronto e impacchettato...ma non si puo' avere tutto,no?

giovedì 17 novembre 2011

Aspettiamo e Speriamo

La giornata prima o poi finira'.

giovedì 10 novembre 2011

Sfogo personale

Ti accorgi della luce solo quando tutto, intorno a te, si è fatto buio... E' proprio vero che, a volte, serve cadere in fondo al pozzo, per alzare lo sguardo verso il cielo e rendersi conto che c'è sempre un raggio di sole, di speranza. Perché queste rivelazioni?!?
Ho perso una persona alla quale volevo molto bene e, sembrerà assurdo, la sua morte mi sembra... strana, fuori luogo. Ci sono persone che non pensi potrebbero mai andarsene; immagini che siano come i personaggi dei romanzi, che non muoiono mai, che semplicemente esistono per sempre, e invece... In questi momenti capita di percepire, anche solo per un istante, la verità. Verità nel senso di significato profondo, di comprensione. Ripeto, è un istante fugace, ma quanto basta per farti esclamare: "che senso ha continuare a perdere tempo in inutili seghe mentali, perché cavolo continuo a perdere tempo?"; per lo meno, questo è quanto mi sono detta io oggi, dopo una mattinata al lavoro abbastanza deludente e degradante.
Lavoro?!?...tsè!!! ho sudato sui libri e ho fatto due anni di inferno (vale a dire, la pratica forense) per ritrovarmi a fare la commessa in un negozio di prodotti studiati per soddisfare bisogni effimeri e, francamente, di ultima necessità, dove mi devo sorbire una ragazzina qualunque che mi striglia per benino con la faccia tutta seria.... ma per favore!!! E pensare che, in quel momento, per un attimo, mi sono sentita un insetto insignificante che con la vocina roca e pietosa dice " mi dispiace di aver fatto questo errore.. si capo hai ragione, non deve succedere... mi devo impegnare di più".... e.. porca miseria, mi sono odiata!! ma che cavolo significa vivere in questo modo??? no, se una cosa devo imparare dalla perdita di molte persone che ho amato, a partire da mia madre, mia zia Emilia e, ora, mia zia Bruna (che solo a nominarla mi sanguina letteralmente il cuore), è che la vita non può essere questo. Io mi merito qualcosa di più...BASTA!!! Non devo più permettermi di lasciar scivolare via la mia vita e, ogni volta che mi verranno gli attacchi d'ansia e le paranoie, dovrò rileggere queste righe per ricordarmi che dentro di me c'è una rabbia positiva, costruttiva... un pò alla marchese del Grillo... "Io sò io, e voi non siete un ca...". Bè, un pò forte, forse, ma liberatorio.
Cara zia, voglio farti onore; eri una persona forte, combattiva, che gridava alla vita; andavi oltre le cose brutte che ti erano capitate ed avevi un cuore grande e generoso. Per noi eri "Zia Terremoto" perché la tua presenza riempiva la stanza e catturava l'attenzione di tutti; non ti facevi paranoie perché se dovevi mandare a quel paese qualcuno non ci pensavi due volte!! però, quanto eri premurosa e dolce... ti preoccupavi sempre per tutti, per i vivi e, sì, anche per i morti (ma dove mai la trovi una che andava a curare cappellette e tombe in onore dei combattenti delle guerre, perché nessuno si dimenticasse di loro?). Vorrei dirti che cercherò di trarre insegnamento da tutto ciò che di forte e "combattivo" c'era in te, perché te lo devo, per tutto quello che hai fatto per me, e perché meriti di essere ricordata.

martedì 8 novembre 2011

Filoni di pane..ovvero l'elogio di Vittorio

Su questo interessante sito ho trovato un numero impressionante di ricette per la realizzazione di focacce, pane, dolci lievitati e pizze, tutte spiegate con chiarezza e semplicita': e' lo spazio di Vittorio. Tutto quello che bisogna fare e' cliccare sul titolo di una ricetta, e si trovera' un passo-passo da seguire per ottenere il miglior risultato, con tanto di filmato, per fugare ogni dubbio sul procedimento. Quando mi sono decisa a provare il pane casereccio semplice e veloce non mi aspettavo di ottenere la pagnotta piu' fragrante e saporita che avessi mai sfornato, per il semplice motivo che con i panificati io sono letteralmente NEGATA...mi sono dovuta ricredere!!!
La crosta è croccante, l'interno compatto ma leggero e soffice, il tutto in poco tempo...inizio preparazione alle ore 10:00 e pane fresco in tavola per il pranzo delle 13.30. Questi invece sono i filoni di nonna Laura, che gia' alla seconda prova mi hanno dato una bella soddisfazione....
E gia' che c'ero ecco esperimenti di rosette...le mie son venute piene ma buone ugualmente, devo ancora lavorarci per affinare la tecnica...
Grazie mille Vittorio, anche perche' nei tuoi post c'e' sempre un alto carico di umanita' ...e chi segue le tue videoricette lo sa benissimo!

mercoledì 26 ottobre 2011

CIAO



Tesoro bello...nel giorno del tuo ultimo saluto ti pensero' spesso, anche se dicono che non ne vale la pena perche' eri ricco e famoso, mentre bisogna star male solo per coloro che che non hanno voce.
Vedi, siamo arrivati al punto che ci viene detto anche per chi soffrire e per chi no, come se fosse possibile ordinare al cuore di non battere, o agli occhi di non far uscire le lacrime...

Ti dedico questa giornata, queste poche righe sgrammaticate e anche qualche lacrimuccia, non mi interessa di essere giudicata superficiale, tanto un giudizio in piu' o uno in meno non fa differenza.

Da domani pero', ti lascero' al ricordo di quelli che ti hanno amato e sono stati presenti nella tua vita, perche' solo quello potra' aiutarti a raggiungere la pace che ti attende in quel luogo in cui, come dice la mia piccola saggia nipotina, ci ritroveremo tutti, ma proprio tutti!

Ciao coraggioso bambinone!!!!

mercoledì 19 ottobre 2011

Italia -Svizzera 2 a 0

Avevo promesso che avrei parlato ancora del mio mini viaggio/baby vacanza in quel di Basilea ed in effetti avevo anticipato che sarebbe stata una storia di nani strani, torte alcoliche, foulard modello badante moldava, orientali elvetico-teutoniche, "checche" nel gelato, craniate contro i lampadari, bombardamenti di risate nel silenzio del ristorante per colpa di Capitan Fracassa Maroni... ma... in realtà questa volta devo raccontare della principessa fallica.
Sì, sì, ho scritto proprio fallica, non finnica o gallica, proprio fallica... Ok, direi che l'aggettivo l'ho già scritto troppe volte.
Il fatto è che io ed Anna volevamo dare una svolta culturale ai mei tre giorni di passione svizzera, così ci siamo dette, anzi Anna ha detto: "Mary, non puoi proprio perderti la fondazione Beyeler, vedrai, ci sono opere d'autore che regalano davvero un'emozione, Picasso, Rousseau, Monet...".
Così, per farla breve, arriviamo in loco per scopire che buona parte dello spazio era stato riservato ad una mostra temporanea dedicata a Brancusi e Serra, due "scultori".
Ora, capisco che il virgolettato sia un pò tendenzioso, ma, diciamola tutta, le lastre di ferro semi-arrugginito di Richard Serra, grandi quanto le stanze che le ospitavano, poisizionate in orizzontale, verticale diagonale, attaccate al soffitto, al pavimento, ai muri e brr... grande brivido di eccitazione... anche in bilico (!) bé, perdonate l'ignoranza, ma non le ho trovate proprio entusiasmanti.... E poi, Brancusi: che dire? tutta una serie infinita di uova pasquali spacciate per teste di Venere, di "Negresse Blanche" o, peggio, panettoni di marmo chiaramente ispirati a fulgidi deretani femminili ma etichettati dall'autore come "Torse de jeune fille" (ma quale torse e torse, quelle sono natiche!!)
In ogni caso, finché si è trattato di tutto questo, potevo ancora restare seria e non turbare i rigorosi canoni dell'elvetica etichetta pubblica.
Nuvole temporalesche minacciavano, però, tanta pacata serenità...
Mentre ci aggiravamo con il viso tirato, nel disperato tentativo di non lasciar trasparire la sotterranea ilarità che ci suscitavano i commenti fintamente esperti dei visitatori del museo (in realtà, confusi quanto noi ma inclini a schiacciarsi tutte le dita dei piedi sotto i cubi di ferro del "buon Serra" piuttosto che ammetterlo) accadeva l'irreparabile; nonostante i tentativi di Annalisa di deviare la mia attenzione sull'ennesimo uovo del Brancusi e di coprire (invano!) la mia visuale, i miei occhi subivano un radicale ed irreversibile cambiamento e lei, a denti stretti esclamava:
"lo sapevo, l'ha vista"
Eh si, l'avevo proprio vista...
Cosa succede quando, dopo ore passate sopra un'equazione matematica, vedi chiaramente la soluzione? non sembra quasi di avere una rivelazione??
Ecco, io, all'improvviso, avevo avuto la mia rivelazione:
"Ma quello è un.... è un... è un enorme...."
"Shhhhhhhhhhhhhhh!! Zitta! Zitta! Mary, non fiatare" La forza del sibilo di Annalisa poteva fare invidia alla coda di un serpente a sonagli!
"Anna, ma l'hai visto?!? no dico, vedi quello che vedo io?!?"
E lei "Sì, e ora so con certezza quale sarà l'argomento della mia tesi di laurea.." Anna, di fronte a questa fulgida principessa dorata che, tutto, e dico TUTTO, poteva essere tranne che una testa di .... principessa, partiva con l'analisi psicologica dello scultore e dei complessi edipici e non.
Il tentativo, lo so, era quello di arginare il fiume di risate che ormai prorompeva impetuoso.... perché, devo dirlo, io non sono svizzera; io se vedo un... COSO... tutto dorato, in mezzo ad una sala con tanto di transenna di sicurezza ed allarme e intitolato "Principessa X", bè, io scoppio (ma dove cavolo sarebbe la principessa??). Lo so, forse tutto ciò è infantile, ma, del resto, io due maroni così proprio non li ho visti mai.
Il seguito di questa esperienza quasi mistica si poteva prevedere: fuga precipitosa, andante allegro, brio e lacrime... perché certe risate ti vengono dal cuore! Le guardie, svizzere, ma senza pantaloni alla zuava, ci guardavano perplesse (forse non hanno mai sentito il suono delle risate...) mentre gli altri visitatori continuavano ad osservare la viril opera con viso compunto... a parte una sagace ed esperta anziana signora che, lungi dallo sganasciarsi, stirava le labbra e piegava la pelle del viso con occhio compiaciuto; forse stava pensando "Kissà se qvesta smorfia su fiso è normale? forse dofrei visitarre Herr Docktor..."
Ah, mia cara signora Elvetica, si faccia 'sta risata alla faccia del.... ehm... DELLA Princesse X!
                                                                                                     

lunedì 10 ottobre 2011

Arrivera' quel giorno?


Arrivera' davvero il giorno in cui potro' pensare a un luogo di questa terra considerandolo davvero "casa"?
Arrivera' mai il giorno in cui potro' pensare a qualcuno considerandolo "famiglia"?
In altre parole, arrivera' un giorno in cui non mi ritrovero' alla fine della giornata a ripetermi in continuazione che, nonostante i sacrifici fatti, non esiste un posto, uno sguardo, un abbraccio in cui sentirsi davvero al sicuro?

Come al solito, le risposte le trovo in te, l'unica silenziosa presenza che mi riporta in pace con il mondo.

giovedì 6 ottobre 2011

VOGLIO

VIVERE.
NON TIRARE A CAMPARE.

domenica 28 agosto 2011

Oggi ho deciso di rompere gli indugi e consigliare un libro...

Ally Condie - Matched
Di solito non scrivo recensioni sui libri che leggo, ma questa volta mi sento in dovere di farlo per consigliare a tutti di leggere questa appassionante storia di genere fantasy romance (ma forse sarebbe più giusto definirlo di fantascienza distopica) che mi ha ricordato tanto le ambientazioni dei racconti di Philip K. Dick quanto quella claustrofobica sensazione di imprigionamento (di cui gran parte dei personaggi è ingnara) del "Processo" di Kafka.
Paragoni forti? Forse. O forse no.
Libro acquistato alle 17.30 e finito di leggere alle 03.45 di notte (o mattina?) mi ha tenuta letteralmente incollata alle sue pagine. Ho pianto e sperato insieme alla protagonista, Cassia, una tranquilla e "normale" ragazza di 17 anni che, dalla prima all'ultima pagina, compie un percorso di maturazione interiore attraverso la ricerca e la scoperta di sentimenti autentici e non indotti da una Società che controlla ogni aspetto della vita (e della morte) degli uomini.
Ambientato in un futuro non troppo lontano, si narra di un mondo "perfetto", dove le persone non si ammalano, non commettono (quasi mai) crimini, in cui l'accesso al sapere è limitato ed i Funzionari della Società scelgono per te il Promesso, colui che, in quanto miglior Abbinamento genetico possibile,  dovrai imparare ad amare e con il quale ti sarà concesso di avere dei figli.
In questa società, un errore, un piccolo errore nell'Abbinamento, accenderà nel cuore di Cassia una scintilla:
<"Cosa pensi  che direbbe del mio Abbinamento?" gli domando. "Di ciò che è successo oggi?". Resta in silenzio e io aspetto. "Credo", dice infine, "che ti chiederebbe se ti sei fatta delle domande".> p. 65.
Così inizia il processo di maturazione di Cassia Maria Reyes, con un doloroso e brusco passaggio dall'infanzia all'età adulta attraverso l'abbandono di una comoda sicurezza e la caduta di false certezze, la protagonista mette in dubbio l'autorità della Società per diventare finalmente consapevole di se stessa e dell'autenticità dell'amore.. 
Merita davvero!



sabato 27 agosto 2011

Italia -Svizzera 1 a 0

Mi taglio i capelli. Una mattina mi guardo allo specchio e decido che, sì, ora li taglio, perché così sembro la strega cattiva dell'ovest; anzi, sembro la befana, che seppure un pò più gentile della strega, di certo è molto, ma molto più brutta... ha anche il neo peloso  e ce l'ho anche io, guarda un pò. Poi, devo andare a trovare Annalisa a Basilea e non voglio certo spaventare gli svizzeri i quali, da quanto mi dicono sin dall'infanzia, hanno fama di essere un popolo pacifico e bonario; insomma, non vorrei proprio essere additata come causa di sommosse popolari con forconi e paletti di legno (che se ammazzano i vampiri magari vanno bene anche con le streghe...).
Detto, fatto. Così, capelli a caschetto corto e cuore in pace, sono partita per Basilea, in viaggio con Annalisa e relativo consorte. Bè, quasi non arrivo neanche a Chiasso, considerata la guida a diro poco spericolata della suocera di Annalisa, ma con un pò di fortuna ed una preghiera frettolosa, tutto è andato liscio. 
In treno, finalmente. Treno svizzero, ovviamente, che arriva in orario, parte in orario, procede in linea con la tabella di marcia, arriva a Zurigo spaccando il minuto, consente ai passeggeri di prendere il treno, puntuale, per Basilea... caspita, tutta questa precisione, devo dirlo, è proprio un trauma! Io senza lo stress dei ritardi e dei treni soppressi all'ultimo minuto proprio non ci so stare.
Dopo qualche ora "sbarco" a Basilea: il cielo azzurro striato di nuvole rosa e porpora sembra lambire con lingue di fuoco il grande edificio della stazione; l'aria è fresca, leggera e le persone intorno a noi... non guardano che davanti a loro, con espressione seria; alcuni ragazzi parlano tra di loro, scherzando.. ah, sono turisti, ti pareva. .
Dopo aver lasciato i bagagli a casa, andiamo tutti e tre a fare un giro per il centro città; sulla via principale ci sono molti negozi (chiusi) e locali; - bello - penso tra me e me, c'è anche qualche persona in giro, non è proprio deserto.
"Hai visto Mary, sei fortunata, quanta gente in  giro! non si erano mai viste tutte queste persone a passeggio la sera!"
Sto per ribattere con una battutina sarcastica, convinta che anche quella di Annalisa sia una frecciata, poi mi giro a guardarla e capisco che sta parlando seriamente.
"Ah, davvero?.. come sono fortunata.." non sembro molto convinta ma vabbè. Noi italiani siamo abituati a spintonarci e a prenderci a gomitate mentre passeggiamo per i navigli o nei corsi principali delle località di mare; siamo abituati alla folla, vera folla. Quando la strada è sgombra e non devi sbuffare perché quello davanti a te si ferma a tutte le bancarelle (che, detto per inciso, qui non ci sono) vuol dire che in giro non c'è nessuno. Arriviamo al Munster, che non si vede, perché è coperto di impalcature, e ci affacciamo alla balconata che c'è sul retro della cattedrale e vedo il Reno. L'acqua scura sotto di noi scorre impetuosa, come una ferita che fende il cuore della città. Numerosi ponti collegano le sponde e sembrano quasi braccia di due amanti tese nello sforzo di lottare per impedire che il fiume li separi. - Ah, mio Dio, certe volte sono proprio melensa!!
Così inizia la mia avventura trigiornaliera in Svizzera. Io e Annalisa, con la partecipazione straordinaria di Valerio, in giro per la Svizzera Tedesca e la Germania, io senza conoscere un'acca di tedesco, lei conoscendo almeno quella. C'è solo da immaginarsi quante ne abbiamo combinate!! E' una storia di nani strani, torte alcoliche, foulard modello badante moldava, orientali elvetico-teutoniche, "checche" nel gelato, craniate contro i lampadari, bombardamenti di risate nel silenzio del ristorante per colpa di Capitan Fracassa Maroni...
A presto il seguito! 

giovedì 18 agosto 2011

Vellutata di carote






In pieno agosto una vellutata? A Basilea si puo', per evidenti questioni di clima.
Vagavo per il web in cerca di una ricetta per realizzarne una a base di carote e ne ho trovate di ogni tipo: con panna, aromatizzate alla cannella, curcuma, limone,zenzero e via dicendo.
Ho dato un'occhiata alla mia dispensa e mi son detta che forse non era il caso di andare troppo per il sottile, meglio provarci utilizzando le poche cose a disposizione:

500 grammi di carote
1 cipolla
olio extravergine di oliva
600 ml di brodo vegetale

Ho soffritto brevemente la cipolla in un cucchiaio d'olio e aggiunto subito dopo le carote tagliate a pezzetti; a questo punto ho aggiunto il brodo vegetale e fatto cuocere a pressione per una mezzora abbondante.
Al termine ho passato tutto al minipimer e ottenuto una bella crema vellutata e colorata.
Non ho fatto altro che aggiustare il sapore con un pochino di sale di Cervia e aggiungere un filino d'olio a crudo.
Ad averla, avrei aggiunto un'idea di panna per aumentare la cremosita', oppure avrei soffritto la cipollina in un pochino di burro , ottenendo un gusto piu' "rotondo"...ci ho aggiunto invece un pugnetto di riso lessato, ma ci stava bene anche qualche crostino ben tosto, magari di pane nero...

sabato 11 giugno 2011

Crostata di ciliegie





Questa torta e' una sorta di rimedio al pasticcio che ho combinato in settimana, cercando di preparare la marmellata di ciliegie.

Avendo un bel chilo di frutta e una busta di pectina che giaceva in dispensa ho pensato di accorciare i tempi di cottura e di mettere al lavoro la funzione "marmellate" della MDP, che avevo utilizzato altre volte con estrema soddisfazione.

Stavolta pero' il risultato e' stato deludente, perché al posto della cremosa e colorata delizia che avevo in mente, ho ottenuto un blocco di gelatina con in mezzo pezzi di ciliegia che sembravano non voler legare tra loro nemmeno a pagarli.... "E ora che faccio?
Butto tutto?"
Mi e' sembrato un peccato, dopo tutto il lavoro fatto, meglio prepararci un dolce.

300 grammi di farina
150 di burro
3 tuorli
100 grammi di zucchero
Un pizzico di sale
Scorza di limone grattugiata.
Un vasetto di marmellata di ciliegie "fallita"

Ho omesso il lievito, perché la farina che avevo in casa era di quelle autolievitanti, altrimenti n'e avrei messa una puntina di cucchiaio.

Solitamente io metto insieme farina, zucchero, sale e scorza di limone, poi con le dita cerco di amalgamare il burro, ottenendo delle grosse briciole non legate tra loro.
A questo punto aggiungo le uova e impasto velocemente, poi lascio la frolla in frigo per mezzora.
In questo modo stendere la sfoglia e' più semplice e veloce.
Io pero' di solito mi limito ad allargare la pasta con le mani direttamente nella teglia senza usare il matterello, un po' per risparmiare tempo e un po' perché mi sembra che acquisti un aspetto più rustico e casalingo: insomma, non sono capace di fare le cose di fino, e' più forte di me, non ho il minimo senso estetico...

Cottura in forno a 180 gradi statico et viola, e' fatta, non resta che aspettare che si freddi e godersi la prima fetta, accompagnata da un ciuffetto di panna o una pallina di gelato.










mercoledì 18 maggio 2011

Bucatini alla carbonara... finta





Questa ricetta l'ho letta su una rivista di cucina, il nome non lo ricordo, ma sono certa che era presentata da Simone Rugiati.

Mi ha incuriosito perché l'apporto calorico si riduce notevolmente rispetto alla classica carbonara, mantenendo pero' una cremosita' e un gusto davvero gradevole.

Queste le dosi per la mia porzione:

80 grammi di bucatini
1 peperone giallo, arrostito, spellato e ridotto a falde
30 grammi di guanciale
10 grammi di grana (un cucchiaio)

La preparazione e' semplice:
Si mette a rosolare il guanciale in padella insieme a uno spicchio d'aglio in camicia, mettendolo da parte quando e' ben dorato.
Nella stessa padella si ripassano le falde di peperone, per poi frullare il tutto al mixer con un pochino di acqua di cottura della pasta, se necessario, aggiustando di sale.

Con questa cremina si fa saltare la pasta, si aggiungono il guanciale e il grana per completare il piatto.

Risultato: niente a che fare con la carbonara, ma molto gustosa lo stesso....

venerdì 15 aprile 2011

Un meraviglioso esempio di civiltà

Non e' un periodo semplice questo: i continui sbarchi di migranti a Lampedusa, la problematica della loro gestione, la polemica con l'Europa, la guerra in Libia e tremendissima ciliegina sulla torta l'uccisione di Vittorio Arrigoni.

Come e' facile cadere nell'odio indiscriminato e nell'intolleranza, cercare motivi per considerare l'altro criminale a priori, in quanto straniero, magari clandestino, o quel che e' peggio islamico!

Proprio in questi giorni infuocati invece, mi e' accaduto di vedere due donne, una italiana e cristiana, l'altra marocchina e musulmana, con una sola cosa in comune: la malattia.

Le ho viste cercare il dialogo a gesti, soccorrersi a vicenda come se l'unica cosa che le tenesse in forze fosse il desiderio di alleviare l'una le sofferenze dell'altra, per gioire maggiormente del dono della guarigione.

Ma la cosa che più mi ha colpito più di ogni altra e che mi ha fatto pensare che forse c'e' ancora speranza per questo mondo, e' stato sentirle pregare insieme, un attimo prima di entrare in sala operatoria, entrambe con la stessa fede nell'unico Dio, quasi a voler dimostrare che ogni tanto l'essere umano si svela nelle sue sfaccettature più pure, nonostante troppo spesso dia prova di bassezze inaccettabili.

Tutto questo loro l'hanno dimostrato, inconsapevolmente, e io testimone a imparare da loro una grande lezione di civiltà.

In situazioni come queste si capisce quanto poco contino i soldi, le lauree,il falso l'intellettualismo e le ideologie,se manca il cuore.

E di quello ne ho visto davvero tanto.





lunedì 14 marzo 2011

Pane al pane...






Cosa rimane se provo a togliere strato dopo strato tutte le maschere che sono spessissimo costretta a portare per sopravvivere?
Bella domanda: mi verrebbe da dire che forse resterebbe ben poco.
Allora cerco di riprendere contatto con me stessa attraverso la pietanza più semplice: il pane.

600 grammi di farina
365 ml di acqua tiepida
10 grammi di sale
10 grammi di lievito di birra

Impasto tutti gli ingredienti avendo cura di aggiungere il sale solo alla fine, e lascio riposare al caldo per due orette, poi formo dei panini, che metto a riposare una mezzoretta, a riprendere la lievitazione.
Il forno caldo a 240 e via, per 30 minuti.
E intanto medito su dove sto andando...

venerdì 21 gennaio 2011

Racconto-dialogo, tratto da una storia vera, vissuta in prima persona:
*** SCRITTORI IN ERBA AUTOCELEBRATIVI*** ovvero ***SOLO NOI AUTORI INCOMPRESI SIAMO ACCULTURATI ED IL RESTO D'ITALIA "STA A GUARDA' I TRONISTI"*** ovvero ***LA PROVOLA CULTURALE***

"Ieri pomeriggio sono andata in copisteria per fare delle fotocopie" esordisce Lucy, già seduta ad uno dei tavolini interni del bar.

"Ma va?!? pensavo che in copisteria si comprassero dei meloni", risponde sarcastica Betta mentre, ancora avvolta nel cappotto, trova posto di fronte all'amica.
"Simpatica... hai mangiato yogurt acido a colazione?" ribatte con finta stizza Lucy, che, però, vedendo la sua faccia, decide che non è il caso di insistere...
"Se mi lasci finire, ti racconto cosa mi è successo!"
"Ok, spara"
"Allora, ero lì, che pensavo ai fatti miei, quando entra un cliente e..."
"Oh mamma, davvero? è entrato un cliente? ma dico, è una cosa incredibile!!". Adesso è Betta che si diverte, le piace prendere (affettuosamente) un pò in giro l'amica.
"Ok, la vuoi sentire o no la mia storia?"
- Se la voglio sentire? come no... - pensa malignamente Betta. "Scusami. Davvero. E' solo che ieri non è stata una bella giornata. Dài, ti ascolto"
Lucy la fissa per un minuto, poi riprende:
"Allora, entra questo tizio, sulla quarantina, che si rivolge alla commessa chiedendole di fargli tre copie con rilegatura del suo prezioso manoscritto. Perché lui scrive. Per il cinema. Che cosa scrive, non l'ho capito, forse sceneggiature? soggetti? boh! la commessa, che OVVIAMENTE è una scrittrice anche lei, dopo i vari complimenti del caso (e lì mi domando: ma come cavolo fai a fare i complimenti ad uno scrittore solo perché scrive, senza aver mai letto mezza riga del suo libro?) comincia a chiedergli del rutilante mondo del cinema. Lui barcolla. Arranca. Poi comincia la filippica del: il mio lavoro incontra molte difficoltà perché anche se ci sono tanti giovani registi bravi, sono incompresi tanto che devono andare all'estero per fare successo, perché in Italia anche se hai cinquant'anni sei considerato troppo giovane... e la commessa: eh, sì, se non sei Monicelli, non ti vogliono neanche vedere!"
"Sì, ma tu che ne sai? magari lui è davvero bravo e..." interviene Betta.
"Aspetta, aspetta. Lasciami finire. Ad un certo punto lei racconta di aver mandato i suoi libri in una famosa tipografia che valuta opere inedite e che questi le avrebbero risposto facendole sapere il prezzo della pubblicazione. Lui, tronfio, con aria di chi la sa lunga, le spiega che non è la strada giusta, che non deve pagare per pubblicare; eh, poverina, la capisce, perché il vero problema di noi scrittori è che in Italia il livello culturale è così basso... perché stanno tutti lì, a guardare i tronisti in televisione! Poi, la commessa, che nel frattempo annuiva furiosamente, dopo essersi guardata intorno con aria sconsolata, dice, con punta d'invidia - che bello dev'essere vedere una propria storia riprodotta nel film... dài, dimmi di un tuo film che lo guardo - Gelo. Lui la guarda, e con voce strozzata - bè, sai, non ho pubblicato molto finora... non riesco sempre a scrivere, con il lavoro che faccio... consulente previdenziale... perciò ti..." a questo punto Lucy interrompe il racconto.
"Perciò cosa? dài, piantala di ridere, dimmi cos'ha detto dopo lui".
"Oh... non ha detto più niente perché proprio in quel momento è scattata la mia solita figura di m...!!"
"No! Non me lo dire, ti prego... non ti sarai messa a ridere, per caso? vero???" Betta, che già pregusta il seguito della storiella, fissa negli occhi l'amica che ancora ridacchia sotto i baffi.
"Lo sai, quando mi scoppia, la ridarola è irrefrenabile... e in questo caso si è trattato di uno tsunami! bè, come puoi immaginare, io stavo lì a far finta di non sentire il loro discorso ma, alle parole "consulente" e "previdenziale", la maschera di simulata indifferenza mi è scivolata via ed ho cominciato a ridere sguaiatamente. A quel punto, loro due si sono subito girati a guardarmi, in modo a dir poco truce, ma io non riuscivo a smettere e, per giustificarmi, ho cominciato a blaterare di una barzelletta che mi era venuta in mente all'improvviso. La scusa più patetica del mondo ed infatti non ci hanno creduto minimamente, tanto che, tra una risata e l'altra, sento lui che dice -ecco, vedi di cosa parlavo? questa è la conferma che in giro il livello è proprio basso! -"
"Ma che cafone! davvero ha detto questo davanti a te?" Betta era quasi indignata per l'offesa all'amica; quasi, perché, in fondo, le parole del ragazzo non le sembravano del tutto sbagliate.
" Sì, sì! si riferiva proprio a me, ma non mi sono offesa. Anzi, ero quasi riuscita a ricompormi e lui mi ha fatto scattare un ulteriore round di risate. Stavo male, ormai non potevo più smettere. Non avevo neanche finito di fare le copie, ma sono andata alla cassa, sempre ridendo, ho pagato e sono scappata. Mentre cammino sul marciapiede, sghignazzando ancora, me lo ritrovo di fianco, che slega il lucchetto della bicicletta. Si gira, mi fissa. Lo fisso, di rimando. Esplodo e scappo. Mentre corro, sto ancora ridendo e lui da lontano grida - Mi fai pena! -"
A quel punto le due amiche ridono di gusto.
Betta conosce così bene l'amica da sapere che, probabilmente, non si è resa conto di aver rovinato "la piazza" a quel poveraccio. Insomma, non ha capito che si stava un pò pavoneggiando con l'intento di ottenere, magari, un appuntamento dalla commessa?
"Ma, Lucy, non ti vergogni? Poi, non sai che gente c'è in giro? oggi come oggi, è meglio non ridere spudoratamente in faccia alla gente".
"Lo so, hai ragione. Ma mi conosci, non sopporto i luoghi comuni sul "popolo bove". Quelle persone che "oh, ma noi siamo del club del libro, sappiamo leggere e ci complimentiamo a vicenda" e per questo, pensano di essere un gradino sopra gli altri. Detesto la mancanza di umiltà. Poi, sia chiaro, neanche io guardo i tronisti.... ma d'altronde non condanno chi lo fa. Pensi che io stia sbagliando?"
Betta, membro onorario del club "La libreria delle donne", sentendosi punta nel vivo dalla parole di Lucy, vorrebbe replicare; ma, alla fine, decide di lasciare cadere la conversazione, per non darla vinta all'amica.
"Penso che... se facciamo troppo tardi non troveremo niente di bello al mercato".