venerdì 21 gennaio 2011

Racconto-dialogo, tratto da una storia vera, vissuta in prima persona:
*** SCRITTORI IN ERBA AUTOCELEBRATIVI*** ovvero ***SOLO NOI AUTORI INCOMPRESI SIAMO ACCULTURATI ED IL RESTO D'ITALIA "STA A GUARDA' I TRONISTI"*** ovvero ***LA PROVOLA CULTURALE***

"Ieri pomeriggio sono andata in copisteria per fare delle fotocopie" esordisce Lucy, già seduta ad uno dei tavolini interni del bar.

"Ma va?!? pensavo che in copisteria si comprassero dei meloni", risponde sarcastica Betta mentre, ancora avvolta nel cappotto, trova posto di fronte all'amica.
"Simpatica... hai mangiato yogurt acido a colazione?" ribatte con finta stizza Lucy, che, però, vedendo la sua faccia, decide che non è il caso di insistere...
"Se mi lasci finire, ti racconto cosa mi è successo!"
"Ok, spara"
"Allora, ero lì, che pensavo ai fatti miei, quando entra un cliente e..."
"Oh mamma, davvero? è entrato un cliente? ma dico, è una cosa incredibile!!". Adesso è Betta che si diverte, le piace prendere (affettuosamente) un pò in giro l'amica.
"Ok, la vuoi sentire o no la mia storia?"
- Se la voglio sentire? come no... - pensa malignamente Betta. "Scusami. Davvero. E' solo che ieri non è stata una bella giornata. Dài, ti ascolto"
Lucy la fissa per un minuto, poi riprende:
"Allora, entra questo tizio, sulla quarantina, che si rivolge alla commessa chiedendole di fargli tre copie con rilegatura del suo prezioso manoscritto. Perché lui scrive. Per il cinema. Che cosa scrive, non l'ho capito, forse sceneggiature? soggetti? boh! la commessa, che OVVIAMENTE è una scrittrice anche lei, dopo i vari complimenti del caso (e lì mi domando: ma come cavolo fai a fare i complimenti ad uno scrittore solo perché scrive, senza aver mai letto mezza riga del suo libro?) comincia a chiedergli del rutilante mondo del cinema. Lui barcolla. Arranca. Poi comincia la filippica del: il mio lavoro incontra molte difficoltà perché anche se ci sono tanti giovani registi bravi, sono incompresi tanto che devono andare all'estero per fare successo, perché in Italia anche se hai cinquant'anni sei considerato troppo giovane... e la commessa: eh, sì, se non sei Monicelli, non ti vogliono neanche vedere!"
"Sì, ma tu che ne sai? magari lui è davvero bravo e..." interviene Betta.
"Aspetta, aspetta. Lasciami finire. Ad un certo punto lei racconta di aver mandato i suoi libri in una famosa tipografia che valuta opere inedite e che questi le avrebbero risposto facendole sapere il prezzo della pubblicazione. Lui, tronfio, con aria di chi la sa lunga, le spiega che non è la strada giusta, che non deve pagare per pubblicare; eh, poverina, la capisce, perché il vero problema di noi scrittori è che in Italia il livello culturale è così basso... perché stanno tutti lì, a guardare i tronisti in televisione! Poi, la commessa, che nel frattempo annuiva furiosamente, dopo essersi guardata intorno con aria sconsolata, dice, con punta d'invidia - che bello dev'essere vedere una propria storia riprodotta nel film... dài, dimmi di un tuo film che lo guardo - Gelo. Lui la guarda, e con voce strozzata - bè, sai, non ho pubblicato molto finora... non riesco sempre a scrivere, con il lavoro che faccio... consulente previdenziale... perciò ti..." a questo punto Lucy interrompe il racconto.
"Perciò cosa? dài, piantala di ridere, dimmi cos'ha detto dopo lui".
"Oh... non ha detto più niente perché proprio in quel momento è scattata la mia solita figura di m...!!"
"No! Non me lo dire, ti prego... non ti sarai messa a ridere, per caso? vero???" Betta, che già pregusta il seguito della storiella, fissa negli occhi l'amica che ancora ridacchia sotto i baffi.
"Lo sai, quando mi scoppia, la ridarola è irrefrenabile... e in questo caso si è trattato di uno tsunami! bè, come puoi immaginare, io stavo lì a far finta di non sentire il loro discorso ma, alle parole "consulente" e "previdenziale", la maschera di simulata indifferenza mi è scivolata via ed ho cominciato a ridere sguaiatamente. A quel punto, loro due si sono subito girati a guardarmi, in modo a dir poco truce, ma io non riuscivo a smettere e, per giustificarmi, ho cominciato a blaterare di una barzelletta che mi era venuta in mente all'improvviso. La scusa più patetica del mondo ed infatti non ci hanno creduto minimamente, tanto che, tra una risata e l'altra, sento lui che dice -ecco, vedi di cosa parlavo? questa è la conferma che in giro il livello è proprio basso! -"
"Ma che cafone! davvero ha detto questo davanti a te?" Betta era quasi indignata per l'offesa all'amica; quasi, perché, in fondo, le parole del ragazzo non le sembravano del tutto sbagliate.
" Sì, sì! si riferiva proprio a me, ma non mi sono offesa. Anzi, ero quasi riuscita a ricompormi e lui mi ha fatto scattare un ulteriore round di risate. Stavo male, ormai non potevo più smettere. Non avevo neanche finito di fare le copie, ma sono andata alla cassa, sempre ridendo, ho pagato e sono scappata. Mentre cammino sul marciapiede, sghignazzando ancora, me lo ritrovo di fianco, che slega il lucchetto della bicicletta. Si gira, mi fissa. Lo fisso, di rimando. Esplodo e scappo. Mentre corro, sto ancora ridendo e lui da lontano grida - Mi fai pena! -"
A quel punto le due amiche ridono di gusto.
Betta conosce così bene l'amica da sapere che, probabilmente, non si è resa conto di aver rovinato "la piazza" a quel poveraccio. Insomma, non ha capito che si stava un pò pavoneggiando con l'intento di ottenere, magari, un appuntamento dalla commessa?
"Ma, Lucy, non ti vergogni? Poi, non sai che gente c'è in giro? oggi come oggi, è meglio non ridere spudoratamente in faccia alla gente".
"Lo so, hai ragione. Ma mi conosci, non sopporto i luoghi comuni sul "popolo bove". Quelle persone che "oh, ma noi siamo del club del libro, sappiamo leggere e ci complimentiamo a vicenda" e per questo, pensano di essere un gradino sopra gli altri. Detesto la mancanza di umiltà. Poi, sia chiaro, neanche io guardo i tronisti.... ma d'altronde non condanno chi lo fa. Pensi che io stia sbagliando?"
Betta, membro onorario del club "La libreria delle donne", sentendosi punta nel vivo dalla parole di Lucy, vorrebbe replicare; ma, alla fine, decide di lasciare cadere la conversazione, per non darla vinta all'amica.
"Penso che... se facciamo troppo tardi non troveremo niente di bello al mercato".